Nei Dialoghi di Luciano di Samosata, si legge di un incontro tra Licinio e Cratone nel corso del quale, rispondendo alle critiche dell’amico che gli rimproverava di essersi recato ad uno spettacolo di danza, Licinio s’impegnò in una lunga apologia dell’arte coreutica, entusiasmando il suo accusatore al punto da convincerlo a seguirlo ad una di queste rappresentazioni. Un pregiudizio, quello di Cratone, che si è perpetuato fino ai nostri giorni, ingenerando un acceso disinteresse verso l’arte coreutica in generale, tale da provocare lo stato di crisi in cui si dibatte la danza italiana.
“L’urgenza di una legge sulla danza” • Il nostro Paese è ricco di Accademie, Conservatori, Istituti d’Arte di ogni genere, teatri lirici e di prosa, ma non ha una compagnia nazionale di danza. L’ha avuta dalla seconda metà del 700 in poi irradiando di superba arte la Russia, la Danimarca, la Germania, l’Austria, la Spagna e persino la Francia dove, ad opera del cardinale Mazarino la danza ebbe dignità alla pari della musica.
Quali sono le cause di una così evidente disparità tra l’attività di danza italiana e quella degli altri paesi europei?
Il discorso è lungo e complesso e cercherò di riassumere brevemente alcuni tra i principali aspetti della crisi che si avverte in Italia.
Gli enti lirici che avrebbero dovuto dar vita anche all’attività coreutica, si sono disfatti dei corpi di ballo, e lì dove esistevano, anche delle scuole, ingenerando nel pubblico prima uno stupito chiedersi il perché di una così insensata decisione e successivamente lasciandosi andare ad una lenta, ma fatale disaffezione verso questo genere d’intrattenimento tale da procurare la perdita di una cospicua percentuale di spettatori.
Se si fa eccezione per il Teatro alla Scala che fa posto ad una discreta programmazione in tal senso, seguito a distanza dall’Opera di Roma e dal San Carlo di Napoli, nel resto del Paese si avverte un’assoluta incuria per questa forma di spettacolo
I sovrintendenti e i direttori artistici di diversi teatri, siano essi enti lirici o teatri di prosa, ignorano completamente la danza, disattendendo così le aspettative dei nostri migliori artisti che s’indirizzano verso più ospitali lidi.
E’ il caso di Emio Greco oggi alla guida del Balletto di Marsiglia, di Marcello Angelini, direttore artistico del Tulsa Ballet, di Paola Cantalupo direttrice dell’Ecole Superieure de Danse di Cannes e di molti altri.
Nathalie Rochas, critica su un diffuso quotidiano francese, in un suo articolo sulla danza in America ha elencato ben sette organizzazioni di balletto che agiscono nella sola New York. Una di queste è il New York City Ballet che, annota la Rochas, nel 2015 ha totalizzato 267 rappresentazioni.
A dar vita ad una discreta attività in Italia, rischiando in proprio, sono alcuni privati che, nonostante i tagli operati dallo Stato sui contributi, riescono ad assicurare programmazioni, a volte, di rilevante entità.
Non credo occorra ricordare la fortunata soprintendenza al Teatro Coccia di Novara di Carlo Pesta – oggi direttore artistico del Teatro di Milano – e gli spettacoli coreutici da egli inseriti nella stagione, tutti di altissima qualità sia come cast d’interpreti, sia negli allestimenti scenici. Né credo vadano taciute le affermazioni in tal senso della regione Emilia Romagna, né quelle riportate da compagnie quali Il Balletto di Roma, il Balletto di Milano, il complesso di Liliana Cosi e Marinel Stefanescu, la giovane (come età) realtà di Andrea Volpintesta e Sabrina Brazzo, quella di Pompea Santoro, Il Balletto del Sud di Freddy Franzutti e tanti altri che garantiscono la sopravvivenza di tutto quanto rappresenta il variegato mondo dell’economia che si muove intorno alla danza.
Tra i maggiori enti lirici italiani se si fa eccezione, come si è già detto, per la Scala, l’Opera di Roma, il San Carlo ed il Massimo di Palermo, i restanti: Teatro Regio di Torino, Carlo Felice di Genova, Verdi di Trieste, La Fenice di Venezia, Arena di Verona, Comunale di Bologna, Massimo Bellini di Catania, Lirico di Cagliari ecc., alcuni non hanno mai avuto un corpo di ballo, altri lo hanno soppresso. Viene allora da chiedersi il perché di tanta arroganza.
Eppure la vituperata Legge 800 obbligava i teatri ad allestire spettacoli di danza con lo stesso ritmo di programmazione utilizzato, ad esempio, per le stagioni concertistiche.
C’è da augurarsi che si affronti una volta per tutte questo argomento, finora mantenuto solo su palliativi, delineando una strategia che faccia tirare un sospiro di sollievo, non solo alla categoria dei danzatori, dei maitres de ballet, coreografi, responsabili di centri didattici, ma anche all’intero indotto che vive intorno a quest’arte.
Il tutto, per favore, in tempi brevi.
[author title=”Aldo Masella” image=”https://tuttodanzaweb.it/wp-content/uploads/2016/03/A-Masella_tondo.png”]Regista, giornalista, direttore della Scuola di Teatro del Teatro Carcano di Milano, già titolare della cattedra di Arte Scenica e Letteratura Poetica e Drammatica al Conservatorio di Musica Giuseppe Verdi di Milano (Sez.di Como) è nato a Napoli ed affianca ad un’intensa attività di scrittore, quella di regista nei principali teatri italiani e stranieri. Per vari anni è stato critico musicale sulla pagina napoletana del “Tempo” ed ha collaborato con altri quotidiani quali il “Roma” ed il “Mattino” di Napoli. [/author]
6 commenti
Buongiorno Maestro Masella
Non posso che confermare la sua tesi sulla Danza in Italia e la situazione attuale che ci accomuna come operatori, maestri e Direttori Artistici.
Premetto che in Italia oltre alle note e famose Compagnie Italiane ci sono anche persone che credono fermamente nella Danza e davvero con grande artisticità’.
Mi permetto di farle presente che personalmente da sette anni sono Direttore Artistico Dipartimento Danza del Teatro V.Alfieri di Castelnuovo di Garfagnana in provincia di Lucca.Un Teatro dove io ho avuto occasione di inaugurarlo nei 150 dalla sua nascita con una bellissima serata di Gala’ con i primi ballerini dell’Opera de Paris,San Carlo di Nspoli ecc…Tutto questo è’ passato inosservato e non abbiamo avuto nessun contributo statale,abbiamo fatto tutto da soli…Ho inaugurato inoltre una bellissima Sala ballo in onore di E.Cecchetti.Da qualche anno il mio Teatro è’ l’unico Teatro della Provincia di Lucca che ha una sua Stagione di Danza con ben 25 serate in cartellone tra stage spettacoli rassegne e Concorsi.
Dico questo perché vorrei farle presente che esistono altre realtà’, magari nascoste ai più’, ma fondamentali per il rilancio della Danza in Italia.
Ecco, anche io garantisco la sopravvivenza di quest’arte e a tutto il suo indotto per dare luce ed un impegno costante agli artisti e al pubblico di danza
Le lascio i siti per poter consultare il lavoro che sono riuscito a portare a termine.
http://www.mauriziotamellini.it
http://www.teatrovittorioalfieri.it
Maurizio Tamellini
Dirett/Art. Danza Teatro V.Alfieri Cast./Garfagnana,Lucca
Grazie Maestro.
Con ammirazione,
Cordialita’,
Maurizio Tamellini
Caro Maurizio ho letto il commento al.mio articolo e concordo pienamente su quanto dici. Il nostro meraviglioso paese ha occhi solo per i grandi eventi
Gli altri quelli cioè che non rappresentano appetibili bacini elettorali vengono lasciati al loro destino. Mi riprometto di ritornare sull’argomento ed in quel caso avrò piacere di farmi portavoce delle tue denunce. Aldo Masella
Grazie Maestro Masella della sua attenzione.
Cordialita’,
Maurizio Tamellini
C’e’ anche “Civitanova danza” che si da’ da fare in nome di Enrico Cecchetti. Che era di Civitanova Marche!
Salve aldo masella il corpo di ballo dell arena di verona non e’ancora stato chiuso e noi 22 stabili di cui molti entrati ultimamente per causa in tribunale stiamo lottando affinche non venga attuato il licenziamento..grazie e sosteneteci se potete luigi celani
Gentile Aldo Masella, abbiamo riportato questo interessante articolo dal vostro Magazine di Danza, del quale non possiamo che condividerne pienamente l’analisi in merito ai motivi del perdurare stato di crisi del balletto in Italia.
Unica critica e puntualizzazione ci preme farla sui dati riportati in merito ai teatri sede di Fondazione Lirico Sinfonica che non avrebbero più un corpo di ballo o che non l’abbiano mai avuto. In effetti l’Arena di Verona conta ancora nell’organico una ventina di ballerini su cui pende l’apertura di un quantomai assurdo procedimento di licenziamento collettivo.
Dato che la procedura risulta essere ancora nella fase di trattativa che vede impegnati i sindacati nel trovare e proporre soluzioni alternative al licenziamento e alla scomparsa di un ennesimo corpo di ballo, sarebbe più giusto, anche per correttezza ed un minimo di “delicatezza” verso dei lavoratori che stanno subendo tale procedura, non riportare la chiusura del balletto a Verona come cosa già fatta, ma magari spendere anche due parole affinché tale nuova assurdità non avvenga.
Scrivere un articolo così ben argomentato per poi non denunciare ciò che avviene proprio in questi giorni sotto i propri occhi è forse occasione sprecata.
potete vedere l’articolo ripreso sul nostro blog all’indirizzo: http://sosfondazionearenaverona.blogspot.it/2016/11/piu-che-mai-urgente-una-legge-sulla.html
sos.fondazione.arena