treD: “un dualismo tra anima e corpo”

da tuttoDanza
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treD _ Design Danza Disability: “un dualismo tra anima e corpo”.

Recensione di Michele Olivieri

La Compagnia Dreamtime diretta da Paola Banone ha portato in scena, nel suggestivo Teatro dell’Arte alla Triennale di Milano, uno spettacolo formato da treD. Nelle scienze esoteriche, codesta lettera, assume il significato di praticità, costanza e adattabilità nonché propiziazione al successo… In effetti, tutto ciò, si è ritrovato nell’allestimento ideato dall’attenta ricerca coreografica di Stefania Ballone e dalla sensibile supervisione di Michela Lucenti.

Una performance, a suggello dell’ottava edizione del Festival Internazionale Dreamtime, che dall’apertura alla chiusura del sipario si è tramutata in perle di luce cucite ad una ad una, per addentrarsi in un profondo corollario tra presente, passato e futuro. Un messaggio forte, nella narrazione visiva e dalla confezione elegante, in cui la disabilità diventa pressoché indistinguibile.

Passi di danza e frammenti di movimento, che servono ad esprimere un’idea, una volontà potente da non sottovalutare, utile alla ricerca tra danza e musica: due forme artistiche, interpretative ed espressive che hanno conquistato il generoso applauso, per far cogliere il senso della disabilità oltre le assenze e per soffermarci con “poesia” su di essa.

L’idea del design ha sfoggiato, come in passerella, la progettazione stilistica proprio nel tempio ideale delle forme, della creatività e del genio con l’intento di conciliare l’attività esecutiva degli spazi e degli oggetti scenici di stampo “minimalista” come viatico ad una maggiore attenzione agli aspetti pratici della vita.

L’arte coreutica presentata nella serata, sostenuta dal proprio dimensionamento nella società, ha rispettato gli spazi di passaggio quali metafora alle potenzialità umane contro l’abbattimento, non solo delle barriere architettoniche, ma in primis delle barriere mentali indirizzate ad un ammodernamento volto a sottolineare l’armonia del “respiro”. L’insieme dei movimenti ritmici, associati alla musica, hanno donato dinamiche in successione incalzante, pregne di valore ed equilibrio, nell’avvicendamento dei corpi e nell’ondeggiamento delle raffigurazioni.

Particolare attenzione va indirizzata alla danza corale in cui la traiettoria della variazione si tramuta in linee ben definite. Un racconto teatrale in cui ogni singolo danzatore, dal magnetico Christian Fagetti, alla prodigiosa Emanuela Montanari passando per l’ammirevole Stefania Ballone traggono l’emotività del nettare esistenziale, seguendo una linea retta immaginaria verso la “luce” come comprensione finale del messaggio salvifico.

Un carosello di essenze, che ha portato in scena una Compagnia di danzatori al pari di leggiadre api (simbolo della trasmigrazione delle anime) a corona di quella regina, incarnata dalla signora Anna Maria Prina, sovrana ed amanuense accademica della scena, in cui tutti si raggruppano attorno, per ispirarsi nei movimenti, percependo su di lei l’effluvio dell’ambrosia cattedratica. Ogni movimento di madame Prina segna il percorso per gli altri artisti in scena, come fosse un propiziatorio rito, al fine di emozionare gli astanti, davanti alla beltà del suo nobile “gesto”.

L’allestimento di treD _ Design Danza Disability rivela l’espressione della disabilità non solo toccando e sfiorando i corpi, ma soprattutto ballando quale eterna fonte di accrescimento. Frutto di fonti di pensiero e fusione delle più arcane teorie, che ci svelano lo spirituale legame, che racchiude una “forma” al sacro rito del destino.

Una “nota” di merito a tutto lo staff, dalla direttrice Paola Banone alla violinista Sylvia Mayinger sottolineando la prestigiosa presenza della signora Prina, agli eccellenti danzatori scaligeri, unitamente ai preziosi interpreti abili e diversamente abili, per aver affrescato ancestrali oracoli in danza, atti al raggiungimento della perfezione interiore e al controllo delle capacità fisiche.

Michele Olivieri

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