Due programmi e sei coreografi, tradizione e nuovi sguardi per il consueto appuntamento annuale di Aterballetto al Piccolo.
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Aterballetto – #Hybrid. © Ph. Alfredo Anceschi.
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Aterballetto – “Lego”. © Ph. Nadir Bonazzi.
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Aterballetto – “Upper East Side”. © Ph. Alfredo Anceschi.
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Si rinnova l’appuntamento Aterballetto al Piccolo e come ogni anno sarà il teatro titolato a Strehler ad ospitare la compagnia contemporanea italiana per eccellenza. Due programmi differenti suddivisi fra sei coreografi nel segno dei grandi valori consolidati e delle nuove proposte.
Il primo dei due appuntamenti si comporrà di quattro brani firmati da Philippe Kratz (L’eco dell’acqua e #hybrid), da Eugenio Scigliano (Lost Shadows) e Johan Inger (BLISS).
In L’eco dell’acqua Philippe Kratz intreccia la poesia di Goethe “Canto degli spiriti sulle acque” e un fatto di cronaca, l’abbattimento di un aereo civile da parte di un missile: come l’acqua, anche l’anima viene dal cielo e al cielo ritorna. E il corpo? A volte i corpi piovono sui campi come le pesanti nuvole di polvere raccontate dal poeta.
In #hybrid stili di danza diversi e spesso pensati come opposti, le “punte” e la street dance, si incontrano violando le barriere dei generi in una coreografia nata sui suoni afro-americani della musica di Romare. Ombre di un ricordo di cui si sono perse le tracce è Lost Shadows di Eugenio Scigliano sulle musiche di Franz Schubert. Un passo a due intenso e romantico, un gioco di tenerezza e di passione che ben rappresenta il sentimento più forte, l’amore.
Johan Inger, recentemente premiato con il Benois De La Danse 2016 a Mosca, per BLISS si ispira al Köln Concert di Keith Jarrett, un’improvvisazione jazz eseguita all’Opera di Colonia nel 1975 e diventata un album di culto. «Nel mio Bliss si danza l’emozione della musica – ha detto Inger – Amo profondamente quest’opera. È una musica che per me ha un profondo potere comunicativo. È stata una sfida, difficile ma interessante, rendere questa forza senza perdere la freschezza ed estemporaneità che si crea durante un’improvvisazione. Un brano di pura danza».
Ecco dunque i quattro titoli previsti per il primo programma che vedrà la compagnia impegnata dal 14 al 17 giugno.
Il secondo appuntamento andrà in scena per tre serate consecutive a partire dal 24 giugno. Il programma prevede due coreografie di Giuseppe Spota (LEGO) e Michele Di Stefano (Upper East Side), rappresentanti della danza d’autore, e un brano di un maestro della danza del Novecento, 14’20” di Jiří Kylián, che entra per la prima volta nel repertorio della compagnia.
LEGO, il titolo della coreografia di Giuseppe Spota, non è un riferimento diretto ai celebri mattoncini, anche se un collegamento c’è. Perché “lego”, voce del verbo legare, inteso come “legame” è anche “costruzione”, “incastro di tasselli”. Spota esplora il mondo delle relazioni umane per sottolineare l’importanza dei rapporti e dei legami umani veri e reali in un mondo sempre più spersonalizzato dall’uso delle nuove tecnologie.
14 minuti e 20 secondi: questa è la durata del pezzo di Jiří Kylián che dà il titolo alla coreografia. Il tema è quello del tempo, misurazione astratta e convenzionale che, per il coreografo, è «determinato da due istanti, il momento in cui siamo nati e il momento in cui si muore». Collegato al concetto di tempo, Kylián esplora i temi di velocità, amore e invecchiamento.
Personalità eclettica, intelligente e radicale, vincitore del Leone d’Argento per la Danza alla Biennale di Venezia 2014, Michele Di Stefano propone un lavoro sull’architettura del movimento creata dalla dinamica dei corpi. Sulle musiche originali di Lorenzo Bianchi Hoesch, Upper East Side vive della gestualità dei ballerini nello spazio, della loro velocità, dell’esecuzione di una coreografia che è allo stesso tempo una geografia della danza.
Il linguaggio attraverso il quale Aterballetto si rivolge al pubblico è sempre molto azzeccato e al passo con i tempi della danza contemporanea ed è proprio per questo motivo che la compagnia riscuote sempre molto successo in tutto il mondo. L’appuntamento annuale con la compagnia al Piccolo Teatro di Milano sarà dunque una bella opportunità che consigliamo di non perdere.
Alessia Campidori