Sulle familiari note di Pëtr Il’ič Čajkovskij e con le variopinte scene e i costumi di Emanuele Luzzati, Daniele Cipriani ripropone Lo Schiaccianoci di Amedeo Amodio ad inaugura la stagione danza del Teatro Alighieri. L’appuntamento è per domani sera, sabato 14 gennaio alle 20.30, con replica domenica 15 alle 15.30). In scena i primi ballerini saranno Anbeta Toromani e Vito Mazzeo (Balletto Nazionale Olandese) con il corpo di ballo e i solisti della Daniele Cipriani Entertainment. A calcare il palcoscenico saranno ben 40 artisti: 37 ballerini, 2 artisti del teatro d’ombre e un trampoliere.
Una ripresa, quella de Lo Schiaccianoci, che coincide con il 10° anniversario della scomparsa di Emanuele Luzzati, artista che ha fatto risplendere le scene italiane e internazionali con i colori della sua tavolozza e l’arcobaleno della sua fantasia, nonché con il 200° anniversario della pubblicazione della novella di E.T.A. Hoffmann da cui deriva la trama del balletto. Se la maggior parte degli “Schiaccianoci” – a partire dall’originale del coreografo Marius Petipa (San Pietroburgo, 1892) – si rifanno all’adattamento dello scrittore Alexandre Dumas del racconto, il balletto di Amodio restituisce le ombre e le tinte forti di Hoffmann, sottolineando il confine labile tra immaginazione e realtà.
Lo spettacolo fu creato per Elisabetta Terabust e Vladimir Derevianko da Amedeo Amodio nel 1989 durante gli anni in cui era direttore ad Aterballetto. Lo Schiaccianoci del titolo non è il prodotto di un sortilegio, bensì della fantasia di una bambina la quale gioca e parla coi suoi giocattoli. Questi vivono nel mondo magico dell’immaginazione che è quello della “sua” realtà: uno schiaccianoci può benissimo essere un principe, un’ombra sulla parete può diventare un drago in quel mondo dove desiderio e paura, sogno e incubo si sovrappongono in continuazione. Una rivisitazione in chiave psicologica del balletto normalmente popolato di fate, che lascia tuttavia intatto l’elemento fiabesco.
Presentato per la prima volta il 6 gennaio 1989 al Teatro Municipale Romolo Valli di Reggio Emilia, lo spettacolo, come scrisse Vittoria Ottolenghi, rappresenta: “Un ‘classico’ di un ‘classico’: doppio piacere, dunque, e doppio incanto, per uno Schiaccianoci che è, già in sé, tutto fatto di ambivalenze, doppi e doppioni, duplicati, duetti, dicotomie e duelli. Fin dalle scene iniziali appare evidente che, accanto alle argute, affettuose visioni di Luzzati, c’è un’altra colonna portante, nello Schiaccianoci di Amodio: ed è il lavoro, vario e complesso, di proiezioni e di video, a base di silhouette animate”.
Uno spettacolo rivolto a tutti
Lo Schiaccianoci di Amodio-Luzzati si rivolge a grandi e piccini e s’inserisce nell’ambito dell’impegno personale di Daniele Cipriani volto a recuperare il repertorio italiano del balletto della seconda metà del ‘900. Questa produzione è una delle sue colonne portanti, esempio delle vette artistiche toccate quando alla robustezza del pensiero tedesco e all’anima russa che impregna la partitura, si uniscono l’estro e la fantasia italiani: a coreografia di Amodio, le scene e costumi di Luzzati, le “ombre” ideate dal Teatro Gioco Vita e qui realizzate della Compagnia teatrale L’Asina sull’Isola, gli inserimenti musicali di Giuseppe Calì volti a dare risalto all’odore sulfureo che, ogni tanto, s’insinua tra le note di Čajkovskij.
Come sottolinea Cipriani: “Sono felice quando i sogni diventano realtà. Non sopportavo l’idea che un allestimento importante come Lo Schiaccianoci di Amodio-Luzzati fosse da anni nei depositi di Aterballetto, destinato a perdersi: ho avuto il coraggio di acquistarlo, insieme ad altri allestimenti importanti tra cui la Coppélia di Amodio/Luzzati /Spinatelli, e li ho fatti ristrutturare e rivivere. Sono lavori che fanno parte della storia del balletto italiano”.
Per maggiori informazioni: www.teatroalighieri.org
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